LA MIA STORIA

GREGORIO MATTEUCCI

AFFRONTARE LA VITA CON UNA CARICA MAGGIORE

Ho avuto un’infanzia apparentemente felice: bella casa, amici, salute.
Da adolescente ero sempre in giro e miei non mi dicevano nulla di ciò che dovevo o non dovevo fare.
All'università ho perfezionato nuove strategie per laurearmi senza passare ore ed ore sui libri, con la libertà assoluta....ma perché non ero felice?
Alternavo momenti di euforia a momenti di incazzatura col mondo. Sempre alla ricerca di qualcosa di più, sempre di più, senza regole ne’ limiti.

I miei genitori non mi hanno mai detto nulla, mai sgridato, potevo fare qualsiasi cosa.
Mio padre Nicola Matteucci, era uno dei più grandi accademici a livello nazionale, ascoltato e/o letto da studenti, politici, e da tutto il mondo della cultura. Molte persone mi dicevano quanto era bravo mio padre e quanto, per questo motivo fossi fortunato. Indubbiamente bravo come studioso e coerente come persona indubbio, ma come potevo io essere fortunato…… se a malapena mi salutava! Ricordo l’unica sgridata: per capire lo spessore di mio padre e avvicinarmi a lui, sono andato ad assistere ad una sua lezione all’Università, mescolandomi tra i suoi studenti. Quando ci siamo visti a casa a pranzo, arrabbiatissimo mi ha detto che non dovevo mai più permettermi una cosa simile! Che dolore! Come ottenere la sua attenzione/considerazione?
Il suo campo era la cultura ed il pensiero, il mio la forza fisica e lo sport, il piacere, l’avventura. Strategicamente, avevo "sostituito” la figura paterna con quella del mio maestro di judo, Enzo Morellato, che è venuto a mancare alcuni anni fa, ma che ricordo ancora con affetto.

A trenta anni mi sono sposato. In quegli anni lavoravo circa mezza giornata e poi relax, mare, moto, montagna. Avevo imparato molto bene come ottenere dei buoni risultati con la minima fatica. Era il mio stile di vita: ero un imprenditore e nello stesso tempo vacanziere incallito, ma questo non mi bastava.

Ritornava la domanda: qual è il senso della mia vita?
Quindi verso i quarant’anni io e mia moglie abbiamo deciso di adottare un figlio: percorso psicologicamente duro ma formativo. Questo passo mi ha stimolato a riprendere gli studi, in particolare le materie legate al marketing, alla comunicazione e allo sviluppo personale. Successivamente, riscontrate delle difficoltà d’apprendimento (DSA) di mio figlio, ho aggiunto anche approfondimenti su tale tema.
Diversi anni dopo, abbiamo adottato un altro figlio, “per fortuna” anche lui con DSA. Due figli che nella loro vita dovranno sviluppare i loro talenti sicuramente al di fuori del mondo scolastico.
Dal 2008 ho affiancato alla mia principale attività d’imprenditore prima quella di formatore poi di coach.
Il 2014, anno economicamente disastroso, ho perso il 40% del fatturato e quindi del mio buon umore.
Ho passato un paio di mesi psicologicamente difficili, dove il pensiero dominante era: “come risparmiare? a cosa rinunciare? “Sentivo il peso del “dovere” lasciare qualche cosa ai miei figli e pensavo solo ai soldi! Fino a quando mi sono reso conto che, finché ero legato al problema, non potevo risolverlo, che difficilmente avrei trovato soluzioni concrete; ma, soprattutto, che il mio pessimo umore stava contagiando tutta la mia famiglia.
E alla domanda che mi sono posto: “cosa è davvero importate lasciare ed insegnare ai figli?” la risposta è stata: “la positività e la capacità di rialzarsi”. Quando questo è stato chiaro e forte, il mio comportamento è cambiato: invece di pensare solamente a come risparmiare mi sono dedicato anche a nuovi modi di fare quello che facevo.
Ho imparato che nella vita devi trovare le giuste strategie per affrontare le difficoltà, e che quando hai un obiettivo, un desiderio da realizzare, ti ritrovi ad affrontare la vita con una carica maggiore.